I RACCONTI DI MEDEA
racconti inediti di Ilenia Mezzanotte
PRELUDIO:
“Medea"
.. non
so a che ora nacqui....
Si
perde nella notte la mia leggenda...in una notte buia, senza stelle,
dove solo il vento soffiava forte.
Sono
sempre stata una bambina curiosa, attenta alle minime cose,
silenziosa, ma dolce e dallo sguardo profondo e lucido. Da quando ero ancora molto piccola vivevamo io e mia madre insieme a quella che
chiamavo nonna; non so se lo fosse in realtà .
La
nostra casa era molto piccola, vicino c'era una chiesa, non quella
grande, accanto al castello; noi non avevamo nulla, nella piccola
stanza solo un focolare, qualche sedia rotta, e vari arnesi da
cucina, diceva la nonna.... che a me, sembravano strani. Mia madre
usciva presto, alle prime luci dell'alba e tornava alla sera
stanchissima, quello che ricordo però è che nonostante tutto aveva
sempre un sorriso per me ed un gesto dolce, anche se se io leggevo la
tristezza nei suoi occhi.
Poi c'era la nonna che mi rimproverava, non so perché, e mi diceva
sempre di andare a dormire vicino al fuoco; lì avevo un sacco e delle
paglie.
Stai
lì Medea! Addormentati e non pensare a nulla! mi gridava la nonna .
Ero
una bambina minuta dai capelli lucidi e lunghi, le forte ciglia scure
incorniciavano i miei occhi che brillavano anche al buio, diceva la
mamma .
Un
giorno mi diceva ancora, dovrai fidarti sempre e solo dei tuoi occhi e dei
tuoi pensieri , perché avrai solo quelli quando sarai sola . Io non
capivo perché la mamma mi dicesse queste parole. Amavo passare le giornate
seduta su di un vecchio tronco vicino le casette, mi piaceva prendere
il vento in faccia e giocare con le lucertole, gli altri bambini
giocavano insieme con la corda o a nascondersi, ma io non andavo...
tanto loro non mi volevano... anzi, qualcuno un giorno cominciò anche
a prendermi a sassate. Era il figlio del macellaio, gli erano morte
nella notte due mucche e non so perché questo ragazzotto grasso e
grosso inveiva contro di me dando non so quale colpa alla nonna...
Comunque un sasso mi colpì sul viso, tornai a casa con la mano sulla
guancia arrossata e con timore perché avevo strappato anche l'unico
vestito che avevo.
Sei
una stupida ! Sei come tua madre! Non puoi fare meno di fare cose
sbagliate e di attirare l'attenzione! Così gridò la nonna, era
veramente arrabbiata quel giorno, forse perché avevo strappato il
vestito . Notai comunque che aveva le trecce dei capelli tutte
arruffate e scompigliate e delle paglie uscivano ogni tanto dalla
capigliatura. Mi medicò la guancia trafficando come faceva lei con i
suoi intrugli di cucina, così dopo un po' il dolore ed il rossore
scomparvero.
Ora vai a dormire e fallo velocemente, io stasera ho da fare, non posso stare a guardarti. ... e tua madre non si vede... Si piegò verso il piccolo pertugio della finestrella, lo aprì e guardò attentamente fuori. Il vento sibilava, i cani guaivano e latravano, c'era odore di fumo e cenere....Sbattè il piccolo uscio...l'anziana donna mi guardò con fare veloce.
La
nonna era una donna dall'aspetto brutale non c'era nulla di bello in
lei, se una volta ce ne fosse stato... beh', ora era svanito, era grassa,
usava portare lunghe trecce bianche e nere, il viso spigoloso con
grosse sopracciglia corrugate ed i suoi occhi, freddi e vitrei, quasi
bianchi, taglienti mi guardavano sempre con diffidenza.
Una
folata di vento forte entrò da una fessura ed il fuoco si spense....
La mia mamma... Era lontana ora... In quel momento lo seppi e ne fui
certa.... Perché mi aveva lasciata? Ora ero sola, non avevo più
nessuno... Mi strinsi forte nelle ginocchia, avevo tanto freddo,
guardavo fisso una candela che la nonna aveva lasciato accesa, poi
dissi: la mamma non tornerà più .
Ah!
Piccola strega.. E tu come lo sai? Lucien va e viene... vedrai che
tornerà!
No
non tornerà.. Io lo so!
Medea... adesso dormi! mi disse buttandomi addosso una coperta lacera e
sporca, adesso io ti riaccenderò il fuoco e tu dormirai senza
pensare più a nulla.. mi fece un segno sulla fronte.. poco dopo mi
addormentai.
La
mamma non torno più..... passarono diversi mesi, venne l'inverno, quello
vero, venne la neve. Era bella la neve ricopriva tutto di bianco e tutto sembrava più morbido, ovattato.
EPISODIO 1 : "Melusina"
Mi
chiamo Medea forse ho 9,10 anni, non lo so, nessuno ha mai
festeggiato il mio compleanno.
Vivo
in un borgo dove c'è un grande castello..... il castello è bellissimo, ma nessuno di quelli poveri come me può entrarci... Una volta però,
nascosta dietro un muro ho visto entrare una donna bellissima,
sembrava una regina, accompagnata da sei scudieri e sei ancelle.. È
salita dalle scale che conducono al palazzo.. in cima alla grande
scalinata, sulla porta di ferro enorme piena di borchie, c'era
lui... Dicono che sia il nostro Signore, un uomo dall'aspetto duro,
spregevole, con lo sguardo cattivo, Romualdo, pare sia il suo nome e
stava accogliendo quella bellissima dama.
Cosa ci fai qui? spostati pidocchiosa!
mi disse una giovane guardia. Sparisci! Questo non è posto per te!.... mi
strattonò e mi fece cadere. Poco dopo mi alzai... Facendo
spallucce... Ma non me ne andai a casa.... proseguii passando sotto
un piccolo portico e mi avvicinai di nuovo al castello, ma dalla
parte di sotto... fui attirata da un po' di trambusto, c'era
confusione e si sentiva gridare una donna... c'erano anche tante
persone del borgo insieme a quattro guardie che si affannavano
vicino non so che cosa, non riuscivo a vedere, ma sentivo la donna
gridare. La gente inveiva contro di lei....
Ad
un tratto le guardie fecero allontanare la folla e fu così che vidi
una giovane donna rinchiusa dentro una gabbia di ferro... La stavano
issando a mezz'aria mentre le persone presenti la ricoprivano di
insulti e sputi. La donna piangeva disperata, gridava di
essere innocente, ma le guardie per farla stare zitta le buttavano
addosso acqua sporca e puzzolente... deridendola una guardia le
sputò addosso.... Strega! Maledetta! marcirai dentro questa gabbia
di ferro...
Dopo
un po' la folla si diradò... I soldati se ne andarono, il trambusto
si quietò...
Io
ero lì, ferma, e guardavo la donna piangere ... Poi ad un tratto,
lei sì girò verso di me e senza guardarmi mi disse: vieni
Medea...avvicinati!
Non
sapevo se era più stupore o paura …. ma mi avvicinai.
Ciao,
mi disse ancora, io sono Melusina, ammiccando con uno strano
sorriso...
Da
vicino la donna era veramente curiosa... Aveva uno sguardo attento e
anche se scompigliata, sporca e bagnata, rivelava una qualche
bellezza oscura... I capelli rossi le scendevano fino ai fianchi,
riccioli infiniti dalle mille sfumature di ottone, le mani lunghe e
affusolate erano belle, bianche e lisce. Mi colpirono tantissimo!
Poi
mi disse ancora: avvicinati!