domenica 16 luglio 2017


I RACCONTI DI MEDEA 

racconti inediti di Ilenia Mezzanotte

PRELUDIO: “Medea"

.. non so a che ora nacqui....
Si perde nella notte la mia leggenda...in una notte buia, senza stelle, dove solo il vento soffiava forte.
Sono sempre stata una bambina curiosa, attenta alle minime cose, silenziosa, ma dolce e dallo sguardo profondo e lucido. Da quando ero  ancora molto piccola vivevamo io e mia madre insieme a quella che chiamavo nonna; non so se lo fosse in realtà .
La nostra casa era molto piccola, vicino c'era una chiesa, non quella grande, accanto al castello; noi non avevamo nulla, nella piccola stanza solo un focolare, qualche sedia rotta, e vari arnesi da cucina, diceva la nonna.... che a me, sembravano strani. Mia madre usciva presto, alle prime luci dell'alba e tornava alla sera stanchissima, quello che ricordo però è che nonostante tutto aveva sempre un sorriso per me ed un gesto dolce, anche se se io leggevo la tristezza nei suoi occhi.
Poi c'era la nonna che mi rimproverava, non so perché, e mi diceva sempre di andare a dormire vicino al fuoco; lì avevo un sacco e delle paglie.
Stai lì   Medea! Addormentati e non pensare a nulla! mi gridava la nonna .
Ero una bambina minuta dai capelli lucidi e lunghi, le forte ciglia scure incorniciavano i miei occhi che brillavano anche al buio, diceva la mamma .
Un giorno mi diceva ancora, dovrai fidarti sempre e solo dei tuoi occhi e dei tuoi pensieri , perché avrai solo quelli quando sarai sola . Io non capivo perché la mamma mi dicesse queste parole. Amavo passare le giornate seduta su di un vecchio tronco vicino le casette, mi piaceva prendere il vento in faccia e giocare con le lucertole, gli altri bambini giocavano insieme con la corda o a nascondersi, ma io non andavo... tanto loro non mi volevano... anzi, qualcuno un giorno cominciò anche a prendermi a sassate. Era il figlio del macellaio, gli erano morte nella notte due mucche e non so perché questo ragazzotto grasso e grosso inveiva contro di me dando non so quale colpa alla nonna... Comunque un sasso mi colpì sul viso, tornai a casa con la mano sulla guancia arrossata e con timore perché avevo strappato anche l'unico vestito che avevo.
Sei una stupida ! Sei come tua madre! Non puoi fare meno di fare cose sbagliate e di attirare l'attenzione! Così gridò la nonna, era veramente arrabbiata quel giorno, forse perché avevo strappato il vestito . Notai comunque che aveva le trecce dei capelli tutte arruffate e scompigliate e delle paglie uscivano ogni tanto dalla capigliatura. Mi medicò la guancia trafficando come faceva lei con i suoi intrugli di cucina, così dopo un po' il dolore ed il rossore scomparvero.

Ora vai a dormire e fallo velocemente, io stasera ho da fare, non posso stare a guardarti. ... e tua madre non si vede... Si piegò verso il piccolo pertugio della finestrella, lo aprì e guardò attentamente fuori. Il vento sibilava, i cani guaivano e latravano, c'era odore di fumo e cenere....Sbattè il piccolo uscio...l'anziana donna mi guardò con fare veloce.
La nonna era una donna dall'aspetto brutale non c'era nulla di bello in lei, se una volta ce ne fosse stato... beh', ora era svanito, era grassa, usava portare lunghe trecce bianche e nere, il viso spigoloso con grosse sopracciglia corrugate ed i suoi occhi, freddi e vitrei, quasi bianchi, taglienti mi guardavano sempre con diffidenza.
Una folata di vento forte entrò da una fessura ed il fuoco si spense.... La mia mamma... Era lontana ora... In quel momento lo seppi e ne fui certa.... Perché mi aveva lasciata? Ora ero sola, non avevo più nessuno... Mi strinsi forte nelle ginocchia, avevo tanto freddo, guardavo fisso una candela che la nonna aveva lasciato accesa, poi dissi: la mamma non tornerà più .
Ah! Piccola strega.. E tu come lo sai? Lucien va e viene... vedrai che tornerà!
No non tornerà.. Io lo so!
Medea... adesso dormi! mi disse buttandomi addosso una coperta lacera e sporca, adesso io ti riaccenderò il fuoco e tu dormirai senza pensare più a nulla.. mi fece un segno sulla fronte.. poco dopo mi addormentai.
La mamma non torno più..... passarono diversi mesi, venne l'inverno, quello vero, venne la neve. Era bella la neve ricopriva tutto di bianco e tutto sembrava  più morbido, ovattato. 


EPISODIO 1 : "Melusina"


Mi chiamo Medea forse ho 9,10 anni, non lo so, nessuno ha mai festeggiato il mio compleanno.
Vivo in un borgo dove c'è un grande castello..... il castello è bellissimo, ma nessuno di quelli poveri come me può entrarci... Una volta però, nascosta dietro un muro ho visto entrare una donna bellissima, sembrava una regina, accompagnata da sei scudieri e sei ancelle.. È salita dalle scale che conducono al palazzo.. in cima alla grande scalinata, sulla porta di ferro enorme piena di borchie, c'era lui... Dicono che sia il nostro Signore, un uomo dall'aspetto duro, spregevole, con lo sguardo cattivo, Romualdo, pare sia il suo nome e stava accogliendo quella bellissima dama.
Cosa ci fai qui? spostati pidocchiosa! mi disse una giovane guardia. Sparisci! Questo non è posto per te!.... mi strattonò e mi fece cadere. Poco dopo mi alzai... Facendo spallucce... Ma non me ne andai a casa.... proseguii passando sotto un piccolo portico e mi avvicinai di nuovo al castello, ma dalla parte di sotto... fui attirata da un po' di trambusto, c'era confusione e si sentiva gridare una donna... c'erano anche tante persone del borgo insieme a quattro guardie  che si affannavano vicino non so che cosa, non riuscivo a vedere, ma sentivo la donna gridare. La gente inveiva contro di lei....
Ad un tratto le guardie fecero allontanare la folla e fu così che vidi una giovane donna rinchiusa dentro una gabbia di ferro... La stavano issando a mezz'aria mentre le persone presenti la ricoprivano di insulti e sputi. La  donna piangeva disperata, gridava di essere innocente, ma le guardie per farla stare zitta le buttavano addosso acqua sporca e puzzolente... deridendola una guardia le sputò addosso.... Strega! Maledetta! marcirai dentro questa gabbia di ferro...
Dopo un po' la folla si diradò... I soldati se ne andarono, il trambusto si quietò...
Io ero lì, ferma, e guardavo la donna piangere ... Poi ad un tratto, lei sì girò verso di me e senza guardarmi mi disse: vieni Medea...avvicinati!
Non sapevo se era più stupore o paura …. ma mi avvicinai.
Ciao, mi disse ancora, io sono Melusina, ammiccando con uno strano sorriso...
Da vicino la donna era veramente curiosa... Aveva uno sguardo attento e anche se scompigliata, sporca e bagnata, rivelava una qualche bellezza oscura... I capelli rossi le scendevano fino ai fianchi, riccioli infiniti dalle mille sfumature di ottone, le mani lunghe e affusolate erano belle, bianche e lisce. Mi colpirono tantissimo!
Poi mi disse ancora: avvicinati! 


                                                                       continua ........






sabato 15 luglio 2017